È difficile impedirsi dal confrontare Poltergeist con E. T.: perché del primo Steven Spielberg è pur sempre, oltre che produttore, autore del soggetto e sceneggiatore. Tanto E. T. ci sembra evadere dal genere nel quale la propria etichetta, quella della fantascienza, vorrebbe rinchiuderlo, tanto le immagini di Poltergeist ci sembrano pesanti. E impotenti ad indirizzare l'opera verso l'orrore, o l'humour, verso il fantastico per non dire verso la poesia. Non che il film sia stato fatto "male": gli effetti speciali sono probabilmente azzeccati, le tempeste sollevate dagli spiriti maligni nella casa stregata rendono con perfetto realismo lo scompiglio che questo tipo di avvenimenti è destinato a produrre.
Ma, sinceramente, la cosa mi ha lasciato piuttosto indifferente. Passato il primo quarto d'ora, dove il primo incontro tra la bimba ed il televisore oltre il quale inizia il regno degli spiriti è costruito con sapienza, il film sembra aver esaurito le proprie trovate. L'arrivo degli specialisti in esorcismo che dovrebbero liberare la casa e recuperare la bimba sottratta dai fantasmi è caricaturale ma non a sufficienza (se questo era lo scopo). Lo scontro con la luce, che alcuni critici hanno trovato trascendentale, a me è parso un atto di fede, ma di fede nella paccottiglia.
Poltergeist spaventa male, e non diverte molto: la carnevalata finale, con gli scheletri cha ballonzolano attorno ai protagonisti, appartiene alla tradizione più semplicistica dell'horror di serie B. Ma il guaio è che un film come Poltergeist non è un film di serie B. Che avevano il loro fascino dell'artigianale, dell'arte di arrangiarsi, della semplicità che andava dritta alla poesia. Poltergeist è un macchinone pensato e prodotto per ottenere dei risultati ben precisi: ed i risultati sono quel che sono, scarsi. Le ragioni stanno probabilmente in un binomio che non ha funzionato: sulla fede sconsiderata ma sfiorata dal genio di Spielberg ha avuto la meglio il mestiere volgarotto di Tobe Hooper che, non dimentichiamolo, è l'autore di opere non esattamente finissime come Massacre à la tronçonneuse.
Come dire che dal fantastico metafisico al grandguignol ridicolo il passo è breve.